Tag: coronavirus

13
Ago

Medico muore per Coronavirus, ma per l’assicurazione non è morte sul lavoro

Giandomenico Iannucci, medico di famiglia di Scarperia e San Piero (Firenze), è morto il 2 aprile scorso dopo essere stato ricoverato in terapia intensiva per aver contratto il Coronavirus. L’appello ora è quello di far accedere la moglie e la giovane figlia al fondo dedicato istituito dalla protezione civile.

LA STORIA

Nato nel ’56 si era laureato all’età di 27 anni in Medicina a Firenze e specializzato in nefrologia. Con lo studio a Scarperia, aveva dedicato la sua vita professionale al territorio, facendo turni settimanali anche nell’altra metà del Comune mugellano, dopo la scomparsa di Giuliano Cipollone, storico medico di San Piero a Sieve.
Verso la fine di febbraio di questo anno Iannucci ha iniziato ad avere i sintomi di un’influenza, che lo ha tenuto lontano dal lavoro per una ventina di giorni.
Guarito, torna ad operare nel suo studio nel secondo fine settimana di marzo e contrae subito il Coronavirus, con la notizia della sua positività diffusasi il 18 marzo.
A seguito della notizia il dipartimento di prevenzione dell’Asl ha messo in quarantena una trentina di persone entrate in contatto con il medico.
Ricoverato in terapia intensiva all’Ospedale di Careggi, si è spento il 2 aprile, poco prima del suo sessantaquattresimo compleanno, l’11 aprile.

LE CONTROVERSIE ASSICURATIVE

Secondo Vittorio Boscherini, il segretario fiorentino di Fimmg (principale sindacato dei medici di famiglia) «è estremamente probabile che Iannucci sia stato contagiato da un paziente, mentre lavorava. Per due motivi: primo, perché nella stagione influenzale un medico di famiglia non ha vita sociale, lavora dalla mattina alla sera, figurarsi ora col Covid; secondo, perché non aveva, esattamente come tutti i medici di famiglia, protezioni adeguate sul posto di lavoro. Nonostante l’ultima ordinanza della Regione sui dispositivi di protezione stiamo ancora aspettando l’arrivo delle mascherine. È una situazione inaccettabile».
Durante l’emergenza che ha colpito il nostro paese, tantissimi operatori sanitari hanno sacrificato le loro vite in prima linea per evitare una diffusione ancora peggiore del virus. Purtroppo in molti hanno pagato il prezzo di questo gesto eroico con la loro vita, come è accaduto al Dottor Iannucci.
Ma il sacrificio di Iannucci per l’assicurazione, presso la quale il medico aveva stipulato la sua polizza professionale, non viene considerato come “morte sul lavoro”.
Il legale della famiglia, Roberto Ippolito, racconta a Today «Questo del dottor Iannucci è un caso emblematico. Gli eroi sono diventati una pratica, una bega burocratica…». Ma perché secondo l’assicurazione non si tratterebbe di morte sul lavoro? «Ci sono anche altri casi simili – risponde D’Ippolito -. Le assicurazioni dicono che aver contratto il virus non è un evento traumatico, imprevisto e violento quale è l’infortunio sul lavoro. Si aggrappano a questo cavillo giuridico. Che non sia imprevisto lo capisco, che non sia traumatico e violento no. Spero che le assicurazioni facciano un passo indietro, rivedendo la loro posizione».
Per redimere la questione il legale si appella al fondo dedicato istituito dalla protezione civile, istituito grazie ai contributi di imprese e singoli cittadini e con lo scopo di dare sostegno ai familiari degli operatori sanitari deceduti a seguito del Coronavirus.
Ad oggi il fondo non è stato ancora sbloccato e per questo il legare lancia l’appello: «Finora non ha erogato nessuna somma. Ma si può iniziare proprio da qui, dal medico di Scarperia»
Questo sarebbe un gesto di rispetto per tutti coloro che hanno perso la loro vita e che non si sono tirati indietro quando tutti noi avevamo più bisogno di loro.

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11
Ago

Napoli, morto per Coronavirus. Indagati 10 medici per omicidio colposo

La notizia riguarda Luigi Statira, cittadino di Piano di Sorrento deceduto alla fine dello scorso marzo, per il quale la Procura di Torre Annunziata (ufficio guidato dal procuratore Nunzio Fragliasso) ha deciso di procedere alla riesumazione della salma per un’autopsia in seguito alla querela esposta dai familiari.

LA STORIA

Era l’8 marzo quando il signor Statira iniziò a manifestare tosse e febbre alta. Preoccupati dallo stato di salute del 75enne i familiari contattarono il medico di famiglia, Federico Coppola, il quale, però, si limitò a tranquillizzarli sulle sue condizioni. Giunti al 15 marzo le condizioni di Statira peggiorano e, a quel punto, il medico prescrive telefonicamente una infiltrazione di Rocefin e Bentelan, senza però avanzare richiesta di tampone o ricovero in ospedale.
Stando alla denuncia – come raccontato da Il Mattino – (che, va ricordato, resta al momento una versione di parte) il quadro clinico dell’uomo si aggrava, riuscendo ad ottenere così la visita di due sanitari della guardia medica che evidenziarono la presenza di una bronchite in corso e disposero una cura a base di sciroppo sedativo e vitamina b (anche in questo caso niente tampone). Arrivati al 19 marzo l’ambulanza lo prelevò dalla sua abitazione per trasportarlo all’ospedale di Sorrento. Dopo qualche giorno, il 24 marzo, il trasferimento al Loreto Mare, mentre dal Cotugno arriva il tampone che accerta la positività da coronavirus. Il 30 marzo, il decesso.

AVVERTIMENTI A MEDICI

Vi ricordate quando qualche mese fa vi parlavamo dei possibili sinistri da Coronavirus e per colpa del Coronavirus a cui sarebbero potuti andati in contro tutti gli operatori sanitari?
Il primo caso si verifica quando, ad esempio, un medico, spostandosi da un reparto all’altro di un ospedale, contrae il virus da un paziente e lo trasmette a un altro. Il secondo caso invece si verifica, ad esempio, quando il medico, oberato da turni di lavoro strazianti o messo nelle condizioni di non poter dare assistenza a tutti per mancanza di risorse, viene accusato di aver “trascurato” un dato paziente con conseguente aggravamento del suo quadro clinico.
A tal proposito citiamo un passaggio della “Lettera aperta ai tempi del Coronavirus” redatta dall’Avvocato Gianluca Mari di Giustizia Professionale:
“Vi preghiamo di voler registrare ed annotare tutto, le cose buone, le eccellenze, il buon andamento e funzionamento del sistema. Tuttavia, forse ancora più importante, Vi preghiamo di registrare ed annotare tutto ciò che non sta funzionando, le difficoltà che riscontrate, le carenze tecnico-organizzative, la mancanza di presidi, la mancanza di posti letto, le reazioni eventualmente poco piacevoli di pazienti e parenti degli stessi, l’assenza di controlli… In sostanza tutto. Mai come oggi siate completi nella documentazione clinica, nel rapporto diretto e chiaro con i pazienti e i parenti, nel registrare ogni singolo accadimento tenendo una traccia che resti a Voi.”
Questa lettera è stata scritta per mettere in guardia i medici e tutti gli operatori sanitari dai possibili rischi clinici derivanti dalla particolare situazione in cui si trovava la nostra nazione, una situazione che, purtroppo, in molti casi ha distratto l’attenzione del medico, l’ha spostata verso altro comportando delle ripercussioni alla sua figura professionale.
Il caso sopra riportato riguarda proprio un sinistro per “colpa” del Coronavirus, in cui il paziente è stato, a detta dell’accusa, trascurato dalle autorità sanitarie, con conseguente aggravamento del quadro suo clinico fino ad arrivare al decesso dello stesso. Ora solamente l’autopsia ordinata dalla Procura di Torre Annunziata rivelerà se sia stato effettivamente adottato un comportamento negligente da parte del personale sanitario, dando ragione ai familiari del defunto, o se invece quanto è accaduto è stata una conseguenza delle poche risorse a disposizione degli operatori sanitari, come la mancanza di personale, di tamponi, di posti letto o di altre mancanze che si sono verificate in molte delle strutture sanitarie della nazione.
Però una cosa è certa, Vi avevamo avvisato sulla possibilità che situazioni simili si verificassero e Vi avevamo avvertito sulle possibili conseguenze, dandovi anche dei consigli su come affrontare tali evenienze in maniera tale da ottenere, per voi, la migliore tutela legale professionale possibile.
È in casi come questi che la soluzione migliore per Voi è quella di avere una polizza di responsabilità civile abbinata ad una polizza di tutela legale, il tutto coordinato da una figura altamente specializzata, un consulente di brokeraggio totalmente schierato dalla Vostra parte che Vi metta a disposizione la miglior difesa legale esperta in responsabilità medica e che Vi segua dalla corretta compilazione del questionario di polizza (propedeutico alla sottoscrizione del contratto assicurativo), sino alla gestione in tribunale della vertenza a vostro carico.
Con questo non vogliamo assolutamente affermare la totale innocenza degli operatori in questione, perché quella la si potrà dimostrare solo dopo le analisi affidate alle autorità competenti. Vogliamo solamente evidenziare il fatto che nel nostro bellissimo paese è facile passare da eroi a capri espiatori e per questo è quanto mai essenziale per Voi avere la migliore assistenza possibile.

CONCLUSIONE DELLA VICENDA

Adesso, stando alla lettura degli avvisi di garanzia, sotto inchiesta sono finiti il medico di famiglia di Luigi Statira, alcuni medici dell’ospedale di Sorrento e i camici bianchi del Loreto Mare di Napoli, dove l’uomo è deceduto.
Bisogna fare una doverosa precisazione: L’avviso di accertamento irripetibile non equivale una sentenza di condanna, ma rappresenta un momento di accertamento di condanna nel quale si cercherà di verificare la fondatezza delle accuse. Dunque tutti i soggetti coinvolti avranno modo di far valere le proprie ragioni, nel tentativo di dimostrare la correttezza della propria condotta.

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