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21
Lug

Nuovi risultati nella lotta contro il Covid-19 dalle cellule staminali

Anche dalla Spagna arrivano i primi risultati di una sperimentazione clinica basata sull’infusione di cellule staminali mesenchimali su pazienti affetti da Covid-19.
Avevamo già parlato in un articolo precedente del ruolo centrale assunto dalle cellule staminali nella lotta contro il Covid-19.

PERCHÉ LE STAMINALI CONTRO IL COVID-19

Quando il virus SARS-CoV2 infetta il sistema immunitario dell’uomo in molti casi può svilupparsi come conseguenza una polmonite interstiziale. Il trattamento utilizzato per contrastare la polmonite è la ventilazione forzata del paziente, trasferito in rianimazione. La condizione di ventilazione forzata attiva il sistema coagulativo generando il rischio di processi trombotici, una delle concause che porta al decesso.
Per evitare la rianimazione, con i risvolti negativi conseguenti, sono state utilizzate diverse terapie farmacologiche da parte dei medici.
Le terapie attuate, purtroppo, su alcuni pazienti non attecchirono. In questi casi il trattamento con le cellule staminali mesenchimali poteva rivelarsi una speranza di salvezza, visto la loro azione anti-infiammatoria. Riducendo l’infiammazione si diminuiscono i processi che attivano il sistema coagulativo, portando alla riabilitazione dell’organismo.

LO STUDIO CLINICO BALMYS-19

Per lo studio Balmys-19, guidato dal Dr. Filipe Prosper dell’Università di Madrid, sono state arruolate 13 persone alle quali la somministrazione di antivirali e anti-infiammatori non aveva prodotto risultati. I pazienti, infatti, erano finiti in rianimazione con ventilazione forzata e, per questo, vennero scelti per il trattamento.
I dosaggi che ricevettero furono diversi: dieci pazienti due dosi, due pazienti una dose e un paziente tre dosi. Una dose media di cellule staminali mesenchimali era di 980.000 cellule per kg di paziente.
Successivamente all’infusione nessun paziente trattato ha manifestato sintomi avversi, mostrando il miglioramento di diversi parametri analizzati.
Passati 16 giorni, nove pazienti, cioè il 70%, hanno presentato miglioramenti e, tra questi, sette sono stati estubati e dimessi dalla terapia intensiva, dando prova degli ottimi risultati ottenuti dal trattamento.
L’infiammazione diminuì in tutti i pazienti e aumentò, al contempo, il livello di leucociti. Quest’ultimo dato dimostra la reattività del sistema immunitario.
È stato dimostrato infine che i miglioramenti avvenivano sia se le cellule staminali impiegate erano estratte da tessuto fresco sia se si trattava di cellule congelate.
In conclusione allo studio è stata raccomandata dai ricercatori molta prudenza, visto che le terapie cellulari, a differenza delle altre, sono considerate “farmaci vivi” e, per questo, devono essere somministrate da personale medico altamente qualificato, sotto la sorveglianza delle autorità sanitarie.

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