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8
Ott

Dal post Covid al Pnrr. Nel Lazio si punta a sinergia pubblico-privato. Il Convegno Aiop

“Vogliamo continuare ad essere un interlocutore a disposizione dell’amministrazione” afferma l’associazione dell’ospedalità privata. D’Amato: “Il cambiamento e la nuova sanità sarà costruita con il contributo dell’ospedalità privata. Il metodo di lavoro che abbiamo attuato nel contrastare il Covid sarà mantenuto: un metodo di lavoro unitario”.

 

27 SET – Dopo il Covid e con i finanziamenti inseriti nel PNRR, quale modello di sanità nascerà per i cittadini? Questo il tema dibattuto venerdì sera al Chiostro del Bramante durante la tavola rotonda “La nuova sanità dopo il PNRR” organizzato da AIOP Lazio nel corso della quale, moderati dal giornalista Gerardo D’Amico, si sono confrontati l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato, la Dr.ssa Jessica Veronica Faroni, Presidente AIOP Lazio, il Prof. Federico Spandonaro dell’Università di Tor Vergata e il Prof. Francesco Vaia, Direttore IRCCS Spallanzani.

Il dibattito è stato introdotto dal Dott. Mauro Casanatta, Direttore Generale AIOP Lazio, che ha ricordato come in questi mesi “abbiamo trascorso e vissuto un tempo molto difficile, caratterizzato però da una disponibilità e collaborazione con la Regione mai avuto negli ultimi anni. Quando a febbraio mi telefonò l’Assessore D’Amato” per l’allestimento dei posti covid – prosegue Casanatta –  in poco tempo siamo riusciti ad organizzare e allestire un numero elevato di  posti letto, 1300, per prestazioni covid, per tutte le tipologie assistenziali. Questo ha permesso di essere di supporto alla nostra amministrazione. La collaborazione è proseguita quando l’Assessore ha chiesto supporto per la campagna vaccinale: 600 mila vaccini sono stati inoculati dalle Case di Cura AIOP. Questo testimonia il rapporto avuto e che vorremmo continuare ad avere con la Regione: vogliamo continuare ad essere un interlocutore a disposizione dell’amministrazione”.

Digitalizzazione, telemedicina, assistenza domiciliare, Case di comunità: sono circa 15 miliardi sono i fondi destinati alla sanità nel PNRR. Ma come verranno utilizzati questi finanziamenti? “Oggi siamo qui per capire cosa può fare la sanità privata per il sistema nell’ambito del PNRR.” – ha esordito Jessica Veronica Faroni, Presidente AIOP – “Abbiamo condiviso con l’Assessore D’Amato alcune criticità del PNRR, come ad esempio il criterio di densità, che favorisce i grandi centri metropolitani, a discapito dei territori di provincia. Il tema centrale come è utilizzare nel migliore dei modi i finanziamenti che arriveranno con l’ottica di essere utili al paziente”. In tema di digitalizzazione e telemedicina la Presidente AIOP ha presentato i risultati di uno studio finanziato dal Gruppo INI su pazienti testati all’INI Città Bianca di Veroli. “Abbiamo sottoposto a monitoraggio da remoto grazie ai dispositivi di telemedicina per un mese intero, dal 10 agosto al 10 settembre, 10 pazienti ricoverati e 10 pazienti a domicilio, rilevando quotidianamente 3 volte al giorno parametri fondamentali come pressione, temperatura, ossigenazione e frequenza cardiaca. Sono stati rilevati complessivamente più di 8000 dati sanitari. Che costo avrebbe lo stesso servizio nelle modalità tradizionali, se consideriamo anche tempi e costi degli spostamenti per medici e pazienti? Lo studio che abbiamo condotto conferma che abbiamo risparmiato risorse e, con molta probabilità, abbiamo evitato accessi non idonei al pronto soccorso”. I dati presentati dimostrano inoltre come la nuova tecnologia sia considerata positivamente dai pazienti coinvolti nello studio, e come anche i più scettici, ad esempio i pazienti più anziani, abbiamo cambiato la propria percezione dopo l’utilizzo effettivo dei device.

Faroni ha sottolineato un’altra criticità del PNRR: “Perchè costruire nuove strutture quando nelle strutture accreditate i posti letto sono stati tagliati del 30%? Si evidenzia una mancanza di strategia, di visione. Sembra un PNRR fatto per più per i costruttori, che non per la sanità e per i pazienti. Sulla digitalizzazione e la telemedicina – ha concluso – le strutture private hanno il vantaggio di essere più snelle e rapide, potendo contare anche sul supporto di aziende che ci supportano in questa evoluzione”.

Ha preso poi la parola Alessio D’Amato, Assessore alla Sanità Regione Lazio che ha aperto il suo intervento ricordando che Roma e il Lazio sono ai primi posti nel mondo per copertura vaccinale e che nel Lazio il tasso di mortalità per Covid è 5 volte inferiore alla Lombardia, 2 volte inferiore a quello nazionale: “Fauci ha portato a modello l’Italia e quindi, implicitamente, ha ringraziato tutti voi. Quello che è stato fatto non è frutto di fortuna, ma di grande professionalità e del prezioso contributo della sanità privata”. Sul futuro ha affermato che “nulla rimarrà come prima, ci sarà un’era pre-covid e una post -covid. Questo sistema sanitario ha salvato molte vite e dobbiamo fare tesoro del lavoro fatto insieme. E’ stata una chiamata alle armi per fronteggiare la più grande tragedia di questo secolo”.

D’Amato ha sottolineato come il SSN abbia subito “una riduzione significativa delle risorse negli ultimi anni. Il fondo sanitario è sotto finanziato e dovrà crescere di 20/30 miliardi, per allinearci a Francia e Germania”.

In relazione al PNRR D’Amato ha fatto il punto sulle problematiche che dovremo affrontare nei prossimi anni. “Avremo un aumento del 40% degli over 80, che significa affrontare il tema delle cronicità e delle patologie neurodegenerative, e bassi tassi di fertilità, quindi sempre più anziani e meno nascite”. Le vere sfide, secondo D’Amato saranno cronicità, PDTA, telemedicina e la formazione di nuove figure professionali.

“Il modello sta cambiando, in questo senso il covid è stato un acceleratore. Il sistema dei medici di base va ripensato e c’è un tema importante legato alla formazione. La sanità territoriale è fortemente incentrata sui MMG ma con le attuali specializzazioni la medicina del territorio è difficile da fare. Abbiamo bisogno di nuove professionalità, nuovi infermieri e sarà difficile trovarli. Dobbiamo creare nuove figure soprattutto sull’assistenza domiciliare”.
Il cambiamento e la nuova sanità sarà costruita “con il contributo dell’ospedalità privata. Il metodo di lavoro che abbiamo attuato nel contrastare il Covid sarà mantenuto: un metodo di lavoro unitario. Abbiamo fatto negli ultimi mesi quello che non abbiamo fatto in anni. Il Lazio sarà pronto, vorrà giocare la “partita” con efficacia ed efficienza. Questo lavoro, se lo proseguiamo insieme, porterà beneficio alla qualità dell’assistenza perché nel pubblico e nel privato abbiamo grandi professionisti. Il Lazio ha voglia di correre dopo 11 anni di commissariamento, dobbiamo essere messi nelle condizioni di farlo. Nel momento della tragedia tutti abbiamo dimostrato quello che sappiamo fare”.

“Il PNRR è senza dubbio una grande occasione, ma per farlo approvare è stata fatto la cosa più semplice: mettere i soldi su “muri” e attrezzature”. Così ha aperto il suo intervento Federico Spandonaro, Professore dell’Università di Tor Vergata – evidenziando come a suo parere il PNRR, per come è strutturato, manchi di visione e non indichi chiaramente il modello sanitario che intende costruire. Con il PNRR si stanno finanziando attività, come ad esempio il fascicolo sanitario elettronico, che erano già previste ma che non sono state realizzate. Gli investimenti in “muri e attrezzature” devono essere finalizzati ad aumentare considerevolmente la produttività del sistema, ma bisogna anche considerare i fondi necessari per il mantenimento delle strutture e il futuro ammodernamento delle attrezzature.

Il grande problema del territorio secondo Spandonaro – “non è avere qualche struttura in più o in meno, ma non avere un modello chiaro da applicare, in particolare per la presa in carico dei pazienti”. Bisogna pensare a “un modo nuovo di fare territorio basato sull’integrazione, che oggi per natura è digitale. E in questo c’è anche la visione del rapporto/pubblico privato, perché o le piattaforme digitali connettono davvero tutti oppure diventano inutili.
“Questa pandemia ci ha cambiato e in questa pandemia si è concretizzata l’integrazione tra pubblico e privato” ha esordito Francesco Vaia, Direttore IRCCS Spallanzani, che ha citato le USCAR come esempi virtuosi di sanità territoriale, nate dall’emergenza e definite “un esercito sul territorio”. Il passo ulteriore è immaginare un “medico della territorialità” che connetta MMG e specialisti in una nuova visione di sintesi: un modello applicato in pandemia con successo allo Spallanzani. Vaia ha affrontato anche il tema degli investimenti nella ricerca rimarcando come gli USA abbiano recentemente stanziato 165 miliardi di dollari, mentre la quota in Italia si ferma attorno al miliardo di euro. Ha poi sottolineato i successi del Lazio, “i migliori nel contact tracing” e infine ha fissato l’obiettivo futuro per lo Spallanzani. “Prima della pandemia l’OMS ha detto che il vero problema era la lotta all’antibiotico resistenza. Vogliamo occuparci di questo e abbiamo l’ambizione di diventare una guida nel Mediterraneo in quella che sarà la nuova battaglia”.

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3
Feb

I virus e la biologia molecolare

La scoperta di particelle virali, in quanto entità biologiche parassitarie obbligate, la si attribuisce a Martinus Willem Beijerinck, microbiologo e botanico olandese, quando, nel 1898, dimostrò che la malattia causante l’arresto della crescita delle piante del tabacco, denominata “mosaico del tabacco” poiché conferiva alle foglie un aspetto punteggiato a mosaico, era causata da un agente infettivo di dimensioni inferiori a quelle di un batterio.
Tali particelle furono classificate con il nome di “virus”, che in latino significa veleno, ma fu solo negli anni ’30, con l’invenzione del microscopio elettronico, che si riuscì per la prima volta a vederle. Invece l’identificazione della maggior parte dei virus che infettano animali, piante e batteri avvenne nella durante la seconda metà del XX secolo.
I virus hanno molte somiglianze con gli esseri viventi, ma presentano delle caratteristiche specifiche. Sono parassiti intracellulari obbligati, ovvero possono sopravvivere solo utilizzando le risorse di una cellula ospite. Sono in grado di infettare ogni tipo di cellula inclusi batteri, archea, protisti, piante, funghi ed animali (quelli che infettano i batteri sono detti batteriofagi). Sono costituiti da un Core di acido nucleico e sono i microrganismi più diffusi sulla terra.
Una delle loro peculiari caratteristiche è quella di avere dimensioni molto ridotte, tra i 20 nm e i 300 nm. Inoltre al loro interno contengono DNA o RNA a singolo o doppio filamento, ma mai entrambe, e il loro Core, costituito da subunità proteiche dette Capsomeri, è circondato da un rivestimento proteico detto Capside.

I virus possono presentarsi in due forme, “nudi” o “rivestiti”. I virus nudi sono formati esclusivamente da acidi nucleici e dal Capside che li circonda. Ne sono un esempio i batteriofagi. Mentre i virus rivestiti, oltre al capside, presentano una membrana più esterna chiamata Pericapside (Envelope) che deriva dalla membrana plasmatica della cellula ospite e, come tale, è costituita principalmente da fosfolipidi, ma anche da polisaccaridi e proteine (generalmente glicoproteine). La membrana acquisita gli permette di penetrare più facilmente all’interno delle cellule suscettibili, rendendo cosi più difficile la risposta immunitaria dell’ospite. Il virus SARS-CoV2, appartenente alla famiglia dei Coronavirus, è un esempio di virus rivestito composto da un singolo filamento di RNA a carica positiva (ssRNA+).
Come già accennato parlando delle loro caratteristiche, i virus riescono a riprodursi solo all’interno delle cellule ospiti e possono infettare animali, vegetali e batteri. Attaccandosi alla superficie cellulare, un virus penetra al suo interno ed effettua la sintesi dei componenti virali che vengono poi assemblati e rilasciati come virus completi dalla cellula ospite.

I Coronavirus (CoV), appartenenti alla famiglia dei Coronaviridae, possono causare diverse malattie a spettro sintomatico. Considerati causa primaria del comune raffreddore, sono responsabili anche di sindromi respiratorie severe come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave). I virioni, singole particelle virali, hanno un diametro di medio di circa 100-160 nm, sono poleimorfi e rivestiti da pericapside con un grosso genoma ad ssRNA lineare (fino a 27-32 Kb).
Il loro nome deriva dalla presenza di spicole molto evidenti sul pericapside che sembrano formare una “corona” intorno alla particella virale.
Tra gli ospiti del Coronavirus troviamo molte specie animali, tra cui anche l’uomo.

I Coronavirus umani conosciuti, comuni in tutto il mondo, sono sette, identificati a partire dai primi anni Sessanta fino ad oggi e sono:

1- 229E (alphacoronavirus)
2- NL63 (alphacoronavirus)
3- OC43 (betacoronavirus)
4- HKU1 (betacoronavirus)

Questi primi quattro causano lievi malattie del tratto respiratorio superiore, incluso il comune raffreddore.

5- SARS-CoV (betacoronavirus, causa della sindrome respiratoria acuta grave)
6- MERS-CoV (betacoronavirus, causa della sindrome respiratoria mediorientale)
7- SARS-CoV2 (betacoronavirus, causa della COVID-19)

La sindrome respiratoria acuta grave è stata registrata per la prima volta in Cina nel novembre del 2002, causando un’epidemia mondiale che tra il 2002 e il 2004 ha registrato 8.098 casi probabili di cui 774 decessi. Dal 2004 non si sono registrati casi di infezione da SARS-CoV in nessuna parte del mondo.
La sindrome respiratoria mediorientale è stata registrata per la prima volta in Arabia Saudita nel 2013 e, da allora, l’infezione ha colpito persone da oltre 25 paesi, anche se tutti i casi hanno compito sono stati collegati a Paesi interni o nelle vicinanze della penisola arabica.
I primi casi sospetti attribuibili alla COVID-19, invece, sono stati riscontrati a Wuhan il 31 dicembre del 2019 e, il 9 gennaio dell’anno seguente, l’OMS comunica che è stato individuato un nuovo ceppo di Coronavirus, 2019-nCoV.
Questo nuovo ceppo sembrerebbe nato nei pipistrelli e successivamente veicolato da una specie di serpente. Le analisi di sequenza dell’intero genoma di 104 isolati virali da pazienti e zone diverse mostra analogie per il 99,9%, senza mutazioni significative, con omologia con SARS-CoV dell’80% e di oltre il 90% con il coronavirus dei pipistrelli.

Le fasi dell’analisi molecolare volte all’individuazione del SARS-CoV2 sono:

• Estrazione dell’acido nucleico
• Retro-trascrizione da RNA a cDNA e amplificazione dello stesso
• Fase di amplificazione in Real Time per valutare la presenza o assenza di genoma virale

A cura di:

Dott.ssa Marina Baldi

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